VESPE-CALABRONI (VESPA CRABRO)

In primavera, una regina di calabrone si sveglia dall’ibernazione ed inizia a costruire alcune cellette in un luogo riparato e difficile da individuare. Inizia così a deporre le uova che, finché non si schiuderanno, sarà lei ad accudire.
Inizialmente il nido si presenta come una emisfera concava nell’interno della quale si affacciano alcune cellette con le larve all’interno. In questa fase è la regina che le nutre ed espande il nido.

Nate dalle uova le prime vespe operaie, la regina si occupa della sola deposizione delle uova. La regina, nutrita dalle operaie, andando di cella in cella, depone uova e controlla che le larve siano tutte sue figlie. Le operaie svolgono tutti i lavori: nutrici, toelettatrici, cercatrici di cibo, guardiane, eccetera. Il nido di vespa crabro, se costruito all’esterno, può assumere una forma ovale o sferica della circonferenza di un pallone da calcio, al cui interno ci sono più piani orizzontali di cellette contenenti la covata. Se costruito all’interno di cavità o sottotetti può assumere ragguardevoli dimensioni, anche prossime al metro di altezza.

Il materiale per costruire il nido viene ottenuto bagnando con la saliva alcune schegge di legno morto, fino ad ottenere una pasta modellabile, che, una volta indurita, sarà solida e dall’aspetto cartaceo.

In fine estate – inizio autunno, la regina cessa provvisoriamente di deporre le uova per lasciare alla sua prossima covata lo spazio necessario per crescere. L’ultima covata del nido, è però composta da larve di vespe aploidi maschi, nate da uova non fecondate. Appena l’ultima covata è dischiusa comincia il declino del nido. La regina, ormai vecchia, non secerne più l’ormone che rende sterili le sue operaie, e cominciano così a nascere le nuove regine. Le vespe regine ed i maschi si mescoleranno con quelli di altri nidi ed avverrà l’accoppiamento di ogni nuova regina. Le nuove regine, dopo l’accoppiamento, andranno a svernare in ibernazione nei tronchi marci o sotto terra. Nel frattempo, la vecchia regina, ormai troppo anziana per deporre altre uova nel nido, muore di vecchiaia, seguita nei giorni successivi da tutte le sue operaie dalla più vecchia alla più giovane. I maschi e l’ultima nidiata di operaie possono sopravvivere sino all’arrivo dell’inverno, periodo che in ogni caso non riescono a superare. Le nuove regine svernanti, invece, inizieranno un nuovo ciclo la primavera successiva, continuando la specie come ha fatto la loro progenitrice. Del nido, non resta che l’involucro cartaceo e le cellette abbandonate, spesso saccheggiate da formiche o utilizzato come rifugio invernale da altri insetti come rincoti, coccinelle o qualunque altro insetto che in fase di adulto svernante cerchi rifugio.

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